Il pioniere dell’AI in Emilia-Romagna: l’impulso tecnologico di Giacomo Barigazzi

Cofondatore di Axyon AI, sarà uno dei relatori del focus che Addit ha organizzato a Modena sul tema dell’AI

Giacomo Barigazzi Axyon AI

In breve

Nel cuore dell'Emilia-Romagna, terra di eccellenza manifatturiera, risiede un pioniere dell'innovazione tecnologica: Giacomo Barigazzi

Classe 1984, Barigazzi incarna la fusione di competenze ingegneristiche e visione imprenditoriale. Due passioni che lo hanno portato, insieme ai due amici e soci Daniele Grassi e Jacopo Credi, a fondare una società di sviluppo software che, in pochi anni è evoluta in Axyon AI, azienda fintech che sviluppa soluzioni di intelligenza artificiale e deep learning dedicate alla gestione degli investimenti: “Abbiamo iniziato quando ancora si parlava di IA solo negli ambienti accademici”, ricorda Giacomo. “Ma sapevamo che c’era un’enorme potenzialità ancora inesplorata”. Oggi è uno dei massimi esperti di AI e sarà uno dei relatori del quarto appuntamento proposto da Addit che si terrà il 17 aprile al Dipartimento di Economia “Marco Biagi” dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia dal titolo “Intelligenza Artificiale nelle imprese: rischio o opportunità”. Lo abbiamo incontrato per avere qualche risposta in anteprima.

L’Intelligenza Artificiale, per Barigazzi, non è solo una questione di tecnologia, ma anche di visione imprenditoriale. “Vediamo l’IA come un alleato per migliorare l’efficienza e la competitività delle aziende emiliane”, spiega.

Cosa intendi?

“Dalla visione artificiale per individuare i difetti sui pezzi, all’analisi di serie numeriche per la previsione della domanda e delle fluttuazioni dei prezzi, l’IA offre un ventaglio di possibilità che prima erano impensabili. Tuttavia, l’adozione dell’IA non è priva di sfide. Una delle principali è la trasformazione dei processi produttivi e l’adattamento delle competenze del personale.

Ci sono professioni che andranno a scomparire ed altre, invece, che emergeranno?

Sicuramente le attività particolarmente ripetitive e di scarso valore aggiunto sono quelle più a rischio. Il settore informatico, al contrario, ha invece una possibilità maggiore exploit. Diventa quindi fondamentale possedere delle competenze professionali ed essere in grado di sfruttare le nuove tecnologie, fattore che consegnerà un vantaggio. Come ogni volta che ci troviamo davanti a balzi tecnologici importanti la probabilità di cambiamenti del panorama lavorativo esiste, ed è ragionevole aspettarsi che alcune occupazioni scompariranno.

Molti posti di lavoro saranno quindi bruciati dai computer?

I posti di lavoro non si perdono, vengono sostituiti. In realtà ci attendiamo un aumento dell’occupazione, ma occorrono competenze diverse. Alcune mansioni in futuro potranno essere svolte sì da robot ma, nel contempo, si apriranno maggiori opportunità.

Preoccupazioni e diffidenze riguardano anche la sicurezza dei dati….

Le aziende devono essere consapevoli dei rischi e dotarsi degli strumenti necessari per proteggere le proprie informazioni da possibili cyber attacchi ma indipendentemente dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Il pericolo sussiste anche quando i file sono caricati in cloud. Occorre quindi mettere sulla bilancia rischi e opportunità e questa penderà sicuramente dal secondo lato: il pericolo maggiore per le imprese è quello di rimanere indietro e non essere più sul mercato.

Barigazzi Giacomo - Axyon AI

Quali sono alcuni esempi concreti di come le aziende stanno attualmente utilizzando l’Intelligenza Artificiale?

Ad alcune aziende del mondo energy forniamo sistemi per prevedere l’andamento del prezzo delle commodities e delle valute. Un altro esempio è quello sulla previsione della domanda di un determinato bene. Nel mondo produttivo, invece, l’applicazione più diffusa è nel campo della visione, per identificare eventuali difetti.

Qual è il grado di affidabilità dell’AI?

Dipende dal campo di applicazione. Per quanto riguarda la visione arriviamo a superare il 99%. Se invece prendiamo a riferimento l’andamento del cambio euro-dollaro, un modello che ci prende il 55% è già molto buono. Ma la domanda che l’imprenditore deve farsi non è: “Quante volte l’intelligenza artificiale avrà ragione?” ma “Qual è l’alternativa che sto usando oggi?”. L’affidabilità dell’AI sarà indubbiamente maggiore.

Come reagisce il mondo del business alla proposta delle soluzioni predittive?

C’è iniziale curiosità da parte delle aziende che vedono l’Intelligenza Artificiale come panacea di tutti i mali ma, quando si rendono conto che si tratta di matematica, che bisogna capire quali dati inserire e quali domande fare, sorgono i primi scogli che sono quelli che, a volte, fanno desistere. Capita che l’imprenditore sappia bene quale domanda fare e sia anche in possesso dei dati necessari ma non abbia un database centralizzato. Quindi il lavoro da fare, seppur possibile, è importante a livello di tempo e, di conseguenza, di costo.

Quanto è utilizzata oggi l’Intelligenza Artificiale e in quali settori?

La sensazione è che nelle piccole realtà non si arrivi oltre al 10%, una percentuale che sale proporzionalmente con le dimensioni dell’azienda. Sicuramente in ambito manifatturiero il suo utilizzo è più capillare perché parliamo di una tecnologia più “anziana” e perché ci sono margini significativi di riduzione del costo e di migliorie del prodotto. Quando si producono beni con un buon valore aggiunto c’è grande potenzialità, ma anche quando il margine è risicato ma si lavora sulla quantità riuscire ad aumentare il margine di una minima percentuale si traduce in un elevato guadagno.

Dove invece ci sono ancora la tecnologia non è sfruttata appieno?

Se pensiamo ad ambiti come quello commerciale o al marketing, si può fare ancora tanto perché esistono delle tecnologie con grande potenziale non ancora sfruttate appieno. È un ambito più giovane ma la sensazione è che alcune attività, come la profilazione, potranno essere gestite con sistemi AI fornendo al professionista informazioni di maggior qualità per allocare budget.

In futuro quindi dovremo essere tutti degli informatici per trovare un lavoro?

Nella maniera più assoluta. Anzi, paradossalmente gli stessi informatici sono spaventati come dall’AI, che è in grado di produrre codice. Occorre però sapere usare la tecnologia. Non quindi programmare ma imparare a utilizzare strumenti moderni al fine della propria professione.

Oggi sviluppi modelli predittivi accuratissimi, immaginavi questo futuro per te quando eri bambino?

Ho sempre sognato di avere una mia azienda e sono sempre stato appassionato di nuove tecnologie ma certamente non pensavo all’IA, o ad altre nuove tecnologie che oggi stiamo iniziando anche noi a conoscere come ad esempio il quantum computing, che nei prossimi anni rivoluzionerà tante cose. Fino a 15 anni fa non sapevo nemmeno cosa fosse.

E di cosa si tratta?

E’ una tecnologia che si contrappone a computer tradizionali che ragionano con bit. Se immagini il dato come una palla che più essere blu o rossa, nel quantum computer questa può assumere tutti i colori. Tra i vantaggi troveremo certamente una maggiore velocità e un aumento esponenziale della capacità di elaborazione.

La soddisfazione più grande che non avresti mai immaginato?

Essere stati scelti da una finanziaria giapponese che, dopo aver selezionato una decina di aziende di tutto il mondo ha affidato il progetto a noi.

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