- 4 Marzo 2024
Tiziana Catania e la mission della Gestione del Personale
Nel caos e nell’ordine del mondo del lavoro, c’è una specialista che incarna il concetto classico di “odi et amo”: una passione che sfida le più ardue imprese quotidiane. Tiziana Catania, consulente di spicco in Addit, società specializzata nell’elaborazione delle buste paga e nel facility management, gestisce il personale dal punto di vista lavoristico per numerose aziende. Dal collocamento dei dipendenti, al loro inquadramento, per passare all’elaborazione del cedolino e alle dinamiche in termini di TFR, calcolo della contribuzione Inps e Inail. E poi le certificazioni uniche, la certificazione dei redditi, il modello 770: un mestiere che non permette distrazioni, soprattutto in un mondo in costante cambiamento. Per una mamma di due bambini potrebbe sembrare impossibile riuscire a sopravvivere al vortice di scadenze, aggiornamenti continui e notti insonni; ma la passione e la determinazione per il mestiere che Tiziana ha scelto e il rapporto di fiducia che si è instaurato con i clienti nel corso della sua carriera, le fanno buttare, ogni giorno, il cuore oltre all’ostacolo.
Abbiamo incontrato Tiziana Catania, commercialista di origine siciliana che è diventata un vero e proprio riferimento per le aziende modenesi.
Che rapporto hai con il tuo lavoro?
Stiamo parlando di un rapporto complesso, un connubio tra amore e odio, ma l’amore prevale. Si tratta di un lavoro bellissimo, che ho avuto la fortuna di poter scegliere. Certo, ultimamente è diventato molto difficile e stressante e per avere tutto sotto controllo le ore della giornata sembrano non bastare. Ma è la passione che mi fa dare quel qualcosa in più che, mi rendo conto, viene poi percepito anche dal cliente.
Di cosa ti occupi nello specifico?
Gestisco, per le nostre aziende clienti, il personale dal punto di vista lavoristico ossia il collocamento dei dipendenti, il loro inquadramento sulla base del tipo di contratto, e l’operatività, quindi le comunicazioni al Centro per l’Impiego, fino all’elaborazione del cedolino. Inoltre mi occupo delle dinamiche in termine di Tfr, calcolo della contribuzione Inail, contributi Inps e certificazioni fiscali.
Quali sono gli aspetti chiave che le aziende spesso trascurano e che voi cercate di migliorare?
La gestione delle ferie, del TFR e delle trasferte. Attenzioniamo inoltre alcune altre voci, come gli straordinari e i turni notturni, perché i nostri clienti non eccedano rispetto ai limiti di legge o non incorrano in costi extra che si potrebbero evitare a causa di eventuali maggiorazioni.
Quali difficoltà trovano le PMI nella gestione delle ferie?
In generale quando si parla di ferie parliamo di circa 26 giorni all’anno. La legge prevede che due settimane di queste debbano essere godute dal dipendente consecutivamente. Le altre possono esserlo anche in maniera frazionata ma entro i 18 mesi successivi alla loro maturazione. Il problema è che spesso ciò non accade. La scelta del godimento delle ferie è un principio secondo il quale è il datore di lavoro a disporre tempi e modi. Ma occorre che vi sia un accordo tra le parti in quanto le ferie altro non sono che un periodo di recupero delle energie psico-fisiche per il dipendente. Oltre la metà dei dipendenti delle PMI ha ferie non godute arretrate e mi trovo spesso a fare notare questo aspetto ai miei clienti trovando resistenze. Mi dicono che non hanno possibilità di fare a meno della risorsa per tutti quei giorni, soprattutto quando si parla di figure altamente specializzate. Ma io ripeto che è necessario che queste ferie siano godute dai dipendenti perché, a differenza dei permessi e dei rol non si possono monetizzare e restano nel monteore. Occorre quindi, anche per le aziende non molto strutturate, arrivare a un progressivo piano ferie, magari erogandole in momenti di minor carico lavorativo o scaglionandole durante l’anno un giorno alla settimana.
Invece in merito alla gestione del TFR quali sono i consigli?
La sua destinazione è una scelta esclusiva del dipendente. Ma, come sappiamo, gli italiani sono poco propensi a versarlo in un fondo. L’azienda è tenuta a illustrare le due possibilità ma dopo 6 mesi vige la regola del silenzio assenso e quindi accade spesso che il trattamento di fine rapporto resti in azienda. Dal mio punto di vista ciò si traduce in uno svantaggio sia per il dipendente che per il datore di lavoro. Per il lavoratore in quanto la tassazione su fondi esterni è inferiore: parliamo di un 15% che, in determinati casi, può scendere fino al 9%, contro il 23%. Altro vantaggio è che i fondi hanno determinati rendimenti.
Per l’azienda, invece, il pro è il fatto di non dover considerare la rivalutazione alla quale, invece, il TFR è soggetto. Nel 2023 si è attestata al 10% e ciò implica un costo importante. In più non c’è il rischio di trovarsi con problemi di liquidità nel momento in cui uno o più dipendenti “storici” danno l’addio. Sono pochissimi i casi in cui l’accantonamento del TFR è reale e quando si parla di cifre alte solitamente si arriva ad erogazioni rateali.
Ma esistono anche svantaggi: per il dipendente, ad esempio, il fatto che i fondi abbiano criteri più rigidi per l’anticipo di una quota del TFR. Devono essere passati almeno 8 anni dall’assunzione e la richiesta può essere fatta solo per poter affrontare spese ben definite. Per il datore di lavoro, invece, da considerare il fatto che mensilmente si toglie liquidità, da versare al fondo. Insomma, si tratta di una decisione complessa che richiederebbe il supporto di un consulente finanziario.
Come si affronta un lavoro come il tuo?
Cercando di essere il più attenti possibile e non lasciando nulla al caso. Bisogna sempre farsi domande, chiedersi il perché di ogni cosa. Occorre non dare mai nulla per scontato, approfondire continuamente ogni tema ed essere sempre disponibili.
In che modo la consulenza contribuisce al benessere complessivo dell’azienda e dei suoi dipendenti?
Più la consulenza è corretta, meno malcontenti ci sono. Più c’è trasparenza e si riesce ad essere precisi e puntuali nelle informazioni fornite cliente, più questi è nelle condizioni di dare delle risposte chiare al dipendente. Di conseguenza ci troviamo con un cliente soddisfatto e un dipendente soddisfatto.
La più bella vittoria professionale?
In concomitanza con la decisione di lasciare un posto di lavoro. Un cliente che seguivo ha scritto al mio capo per spronarlo a valorizzare le proprie risorse perché in me aveva trovato un’ottima professionista.
Si tratta di un momento che rappresenta ciò che amo del mio lavoro: il rapporto di fiducia che si viene a creare. Quando si riesce a conquistarlo si viene ripagati di tutti gli sforzi fatti.
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